Raffaello Baldini è un poeta grandissimo eppure pochi sanno chi è, e di quei pochi pochissimi ne hanno riconosciuto la voce. Perché scrive nel bel dialetto di Sant’Arcangelo di Romagna? Ma no. Paolo Nori ci rammenta che è poeta enorme anche nel bell’italiano con cui il poeta ha sempre tradotto a pie’ di pagina i suoi versi. E quante storie si trascinano appresso quei versi, quante immagini suscitano, quanti personaggi, quanto universo c’è in quel mondo apparentemente piccolo. Come sua consuetudine, Paolo Nori attraversa l’avventura poetica di Baldini quasi come non ci fosse altro intorno, di sé facendo il filtro di una bellezza che viene su come da un fontanile e fa paura, perché ci lascia straniti. Ecco che – non diversamente da quanto è accaduto con Dostoevskji e Achmatova – l’immaginazione di Baldini si scioglie dentro quella di Nori, fatta com’è di caratteri e di accadimenti apparentemente minimi: i morti che “non dicono niente e sanno tutto”, gli uomini che invece di calarsi gli anni se li crescono, lo stare lì di una donna davanti alla circonvallazione per guardare “che passa il mondo”. Fra spinte e controspinte, fra il “cominciamo pure” e il “continuiamo pure” che ricorrono a battere il ritmo, impariamo che, sempre più, la scrittura di Nori è la messa a fuoco progressiva di un carattere, il suo: il suo essere “coglione”, il suo essere “bastiancontrario”, il suo essere “matto come un russo”, il suo essere innamorato di un poeta come Raffaello Baldini, il suo magone davanti alla casa dei Nori come fosse una scatola di bottoni, il suo stare a vedere la vita come va avanti a ogni svolto imprevisto dello stare al mondo.
Paolo Nori, che è nato a Parma nel 1963 e abita a Casalecchio di Reno, è laureato in letteratura russa e ha pubblicato molti libri tra i quali Bassotuba non c’è (1999), Si chiama Francesca, questo romanzo (2002), Noi la farem vendetta (2006), La meravigliosa utilità del filo a piombo (2012), La piccola Battaglia portatile (2015), I russi sono matti (2019), Che dispiacere. Un’indagine su Bernardo Barigazzi (2020), Sanguina ancora. L’incredibile vita di F. M. Dostoevskij (2021), e A cosa servono i gatti (2021).
Insegna traduzione letteraria dal russo alla Iulm di Milano.
Ha tradotto e curato opere di Puškin, Gogol’, Lermontov, Turgenev, Dostoevskij, Tolstoj, Gončarov, Leskov, Čechov, Chlebnikov, Charms, Bulgakov, Arkadij e Boris Strugackij e Venedikt Erofeev.
In particolare, ha tradotto e curato per i I Classici Feltrinelli Anime Morte di Nikolaj Gogol’, Oblomov di Ivan A. Gončarov e Umili prose di Aleksandr Puškin.
Nel 2022 è uscita la sua traduzione di Memorie del sottosuolo di Fëdor Dostoevskij per Garzanti, mentre nel 2023 ha scritto la prefazione a Le avventure di Guizzardi di Gianni Celati per Feltrinelli.
Nel 2023 esce per Mondadori Vi avverto che vivo per l’ultima volta. Noi e Anna Achmatova.
Sempre nel 2023 scrive e interpreta Due volte che sono morto, un podcast di Chora Media per Rai Play Sound.
Tra il 2023 e il 2024 Mondadori ripubblica Le cose non sono le cose, Grandi Ustionati e Diavoli nella collana Oscar. Sempre per gli Oscar Mondadori, Nori cura Discorso su Puškin di F. M. Dostoevskij, in uscita nel 2024. Sempre nel 2024 esce per Laterza Una notte al museo russo.
Il suo ultimo libro è Chiudo la porta e urlo, pubblicato da Mondadori nel 2024.