Gaetano Savatteri

Gaetano Savatteri è nato a Milano nel 1964 e vive a Roma.
È giornalista e scrittore.
Inizia la sua carriera giornalistica nel Giornale di Sicilia, per poi trasferirsi a Roma dove collabora con Tg3 e Tg5.
Tra i suoi libri La congiura dei loquaci (Sellerio, 2000), La ferita di Vishinskij (Sellerio, 2003), I Siciliani (Laterza, 2005), Gli uomini che non si voltano (Sellerio, 2006), La volata di Calò (Sellerio, 2008), Uno per tutti (Sellerio, 2008), I Ragazzi di Regalpetra (Rizzoli, 2009), Strani Nostrani. Storie di Siciliani fuori dal comune (Novantacento, 2010), La fabbrica delle stelle (Sellerio, 2016), Non c’è più la Sicilia di una volta (Laterza, 2017), La congiura dei loquaci (Sellerio, 2017), Il delitto di Kolymbetra (Sellerio, 2018), Il lusso della giovinezza (Sellerio, 2020), Quattro indagini a Màkari (Sellerio, 2021) e I colpevoli sono matti (Sellerio, 2022). Nel 2022 ha curato, sempre per Sellerio, il volume L’isola nuova. Trent’anni di scritture di Sicilia.
Ha pubblicato diversi racconti in antologie edite da Sellerio e diversi saggi e inchieste su Cosa Nostra.
Nel novembre 2015 l’omonimo romanzo Uno per tutti è diventato un film per la regia di Mimmo Calopresti.

Nel 2021 va in onda in prima serata su Rai 1 la serie televisiva Màkari con protagonista Claudio Gioè, tratta dai romanzi e racconti aventi per protagonista il giornalista e investigatore Saverio Lamanna. La seria ha riscontrato grande successo di critica e di pubblico ed è arrivata alla terza stagione nel 2024.


La magna via

Sicilia. The passenger.

L’isola nuova. Trent’anni di scritture in Sicilia

Quattro indagini a Màkari

Le siciliane

Il lusso della giovinezza

Cinquanta in blu. Otto racconti in giallo

Il delitto di Kolymbetra

I colpevoli sono matti

Un anno in giallo

Non c’è più la Sicilia di una volta

La fabbrica delle stelle

Il calcio in giallo

Saverio Lamanna e Peppe Piccionello, la coppia Stanlio e Ollio del giallo italiano protagonista della fortunata serie TV Màkari, sfidano la Sicilia interna lungo l’antica «magna via francigena» che collega per sentieri e strade provinciali, Palermo ad Agrigento. Ma sulla loro scia si verificano alcune morti violente e misteriose da decifrare.
«No Peppe, non è una buona strada. È solo una strada grande, una Magna Via».
Saverio Lamanna deve lasciare il riposante mare di Màkari. Suo padre, il Professore, spinto dall’amico Mimì, è partito, in barba all’età, per un pellegrinaggio a piedi da Palermo ad Agrigento, seguendo le regie trazzere che datano fino dai tempi di Federico II. Saverio se ne va all’inseguimento dei due come Stanley fece con Livingstone, e sa che piomberà come «dentro a una commedia francese nella quale tutti sembrano felicemente matti». E infatti la spedizione si completa con la partecipazione dell’incauto Piccionello e la sua ghirlanda di infradito, e della saggia Suleima alla logistica. Nei paesini più interni che si vanno spopolando svuotati da una costante emigrazione, nel ventre della campagna di una Sicilia remota e arcaica – che è poi la Sicilia di cui «non sarei mai riuscito a liberarmi neanche fuggendo via» –, lontani dal mare, lontani dalle città, i personaggi e le situazioni offrono un’avventura on the road, che accarezza a ogni strano incontro la comicità e il mistero, per restare sempre ambiguamente sull’orlo di questo: quasi in un’immagine tremolante, di sogno. Perché, nell’evasione, nel divertimento, nell’impertinenza dei dialoghi e nel paradosso degli imprevisti (non nasconde Savatteri il ricordo dell’esilarante Tre uomini a zonzo di Jerome K. Jerome), cresce il desiderio del protagonista Saverio Lamanna di andare a rivivere la sua infanzia e di recuperare, prima che sia troppo tardi, il vero rapporto con il padre.

Guardando una cartina, un’isola ci dà l’illusione di essere un piccolo mondo a sé. Con i suoi confini ben delineati sembra contenere una società impermeabile al passare del tempo e delle stagioni, più immediata da decifrare perché al riparo dalla mutevole complessità del mondo. Ma si tratta di una mistificazione, a maggior ragione se – come la Sicilia – vive al riparo di uno degli immaginari più prepotenti e inscalfibili che un luogo tanto piccolo sia mai riuscito a creare. Dietro l’isola «costruita e ricostruita dai libri, dai film, dai quadri, dalla fotografia in bianco e nero» oggi ce n’è una nuova, nascosta, ma non per questo meno reale. Quella urbana e metropolitana, quella degli sbarchi, quella del vino e della frutta tropicale. Una Sicilia a volte invisibile come i veleni che il secondo polo petrolchimico d’Europa scarica nel mare e nell’aria. Come i migranti in arrivo a Lampedusa, tenuti a distanza dalle traiettorie dei turisti e dei locali. Come i flussi di popolazione in uscita che le danno il triste primato tra le regioni italiane per emigrazione. Un luogo dove gli estremi convivono, come i quartieri del centro a Palermo, dove vibra la capitale della cultura e vegeta la città invisibile del crack. La Sicilia dove i cambiamenti climatici trasformano il paesaggio agricolo sempre più a rischio di allagamenti e desertificazione, e qualcuno ne approfitta per sostituire la vite con il caffè e l’avocado. Lungi dal provare a spiegarla, le pagine che seguono raccolgono cartoline da questa nuova Sicilia. Sono immagini sfuocate, perché il soggetto è in grande movimento. Perché anche la Sicilia si muove e, sì, cambia.

Un’antologia d’autore della recente narrativa siciliana.
Più di cinquanta voci, scelte da Gaetano Savatteri che, con le sue note introduttive, accompagna il lettore in un viaggio lungo trent’anni. Per decenni la Sicilia è stata metafora dell’Italia e del mondo, «cartina di tornasole delle inefficienze, delle storture e dei deficit di tutta l’Italia», scrive Savatteri.
Terra complessa, deprivata, soggetta all’ingiustizia, dove gli aspetti sociali, politici, folkloristici del racconto della mafia hanno costituito un genere che ha assorbito ogni altro racconto.
All’indomani del maxiprocesso e della stagione delle stragi, però, qualcosa cambia. Mentre nell’Isola si gioca la partita decisiva per la tenuta della democrazia nazionale, Andrea Camilleri comincia a scrivere un poliziesco siciliano, La forma dell’acqua. Camilleri appartiene alla stessa generazione letteraria di Sciascia, Bufalino e Consolo, ma è il primo ad accorgersi che si è creato «lo spazio d’ascolto per una nuova narrazione siciliana».
La letteratura in Sicilia scopre allora di avere la forza, l’estro, il bisogno di accogliere nuove sensibilità, processi culturali in parte inediti ma duraturi. Per questo Gaetano Savatteri, nel tracciare un taglio dentro la storia dell’immaginario prodotto dalla Sicilia ha scelto di partire da quel 1992, «dagli anni delle stragi di mafia, anni in cui il successo di Andrea Camilleri spalanca le porte ad una nuova narrazione della Sicilia».Da qui – anche da qui – l’idea di un’antologia che raccolga trent’anni di scritture siciliane, nella forma del romanzo, del racconto, ma anche dello scritto d’inchiesta, della sceneggiatura cinematografica e teatrale, della poesia e del fumetto attraverso nove capitoli tematici.
Per citare solo alcuni temi e alcuni autori, si va dal capitolo sulle narrazioni non solo letterarie di mafia e antimafia (Bolzoni, Calabrò), al capitolo dedicato alla storia e alle storie isolane (Auci, Maraini, Agnello Hornby); da quello ricchissimo sulle detective stories (Piazzese, Cassar Scalia, Gazzola) a quello sulla città (Pif, Vetri, Terranova); e poi ancora le pagine che autori come Calaciura e Scaldati hanno dedicato ai marginali, o quelle sulle migrazioni da e verso l’Isola (Culicchia, Enia).
Senza trascurare alcune voci che sembrano osservare la Sicilia, l’Italia, il mondo attraverso uno sguardo obliquo (Vasta, Di Grado, Fumettibrutti). E poi ancora D’Avenia, Melissa P., Emma Dante, Ficarra, Picone, Tornatore, e molti altri.
Trent’anni di scritture che hanno rimodellato «il potente teatro di suggestioni allestito da una parte all’altra della Sicilia. Un teatro visibile da molte parti del mondo»

Accompagnata dalla musica della tipica, ininterrotta canzonatura (al lettore, ai personaggi e a se stesso autore), ogni pagina di Gaetano Savatteri è piena di persone e situazioni e di incontri che quanto più strani sono, tanto più appaiono quotidiani nella terra di Sicilia.
Solo con molta discrezione la trama gialla vi scivola dentro, quasi per avvertire che lo scopo vero del raccontare è quello di disegnare dei tipi umani nella loro irripetibile originalità, e che se di essi si esalta il lato comico è per le ragioni di una generale tolleranza.
E per antidoto – seguendo in chiave di farsa il monito di Sciascia – al veleno della retorica sulla Sicilia, fatta apposta per confondere mafia e antimafia, declamata per contaminare il presente con gli intrecciati affarismi di sempre.
Delitti di diversa caratura, truffe perlopiù stupide, morti tristi: su queste vicende indaga il trio centrale di tutti gli incroci; sono Saverio Lamanna principale protagonista e giornalista disoccupato, freddurista incallito; Peppe Piccionello in camicie hawaiane, con magliette dagli slogan paradossalmente sicilianisti, infradito e mutande; Suleima, cameriera ai tavoli, proveniente da Bassano del Grappa, dalla risposta pronta.
Senza mai interrompere, mentre fanno i detective, il loro passo a tre farsesco, forse cercano, nei loro casi come nelle loro vite, quello che conta veramente, quando si strappa il velo comico che nasconde il dramma di ognuno. In questi racconti, Saverio Lamanna, dal rifugio della scogliosa frazione di Màkari, indaga con Piccionello e Suleima: su un delitto che può sembrare di mafia; tenta di fermare il «pomeriggio di un giorno da cani» cominciato per scherzo da un disoccupato disperato e creativo; fa luce sulla morte per infarto di un vecchio dongiovanni da incontri online; scopre il gioco che c’è dietro l’incidente di un amico.
Questo volume riunisce racconti già comparsi in precedenti raccolte di Sellerio: «Il lato fragile» in Vacanze in giallo (2014), «Il fatto viene dopo» in La crisi in giallo (2015), «La regola dello svantaggio» in Turisti in giallo (2015), «È solo un gioco» in Il calcio in giallo (2016).

«Quando arrivai a Palermo per iscrivermi all’università, mi accorsi a pelle che Palermo era ‘fimmina’.
Non solo per la bellezza delle sue ragazze dagli sguardi pirateschi, ma anche per la presenza ad ogni angolo del centro storico di numerose edicole votive dedicate a santa Rosalia, la Santuzza.
Palermo era ‘fimmina’ nella sua carnale decadenza.
Odorava di fiori tropicali e di monnezza. Odorava di umidità nelle scale di palazzi aristocratici ormai in sfacelo, e odorava di mistero dietro i portoni che introducevano a chiostri carichi di gelsomini e di rose».

Una lunga tradizione letteraria e cinematografica ha rappresentato la donna siciliana come una figura stilizzata: vestita di nero, segregata dalla gelosia, costretta dai familiari a castigare i propri istinti.
Ovviamente è un’immagine lontanissima dalla realtà, che si compone invece di tante storie del tutto estranee a questo archetipo.
Il quadro è ricchissimo: dalla santa patrona Rosalia a Franca Viola che fece cambiare leggi e costumi; dalla giornalista e scrittrice Giuliana Saladino alla ‘vecchia dell’aceto’ che nel ʼ700 preparava pozioni per avvelenare i mariti; dalla cantautrice Rosa Balistreri all’editrice Elvira Sellerio e alla prima miss Italia.
Scopriremo in queste pagine che, se pure qualcosa di vero c’è nel personaggio di fantasia interpretato da Claudia Cardinale in I soliti ignoti («Carmelina, ricomponiti»), un secolo prima nella realtà c’erano le temibili combattenti socialiste di Piana degli Albanesi, donne che scendevano in piazza e non avevano alcuna intenzione di ricomporsi.
Se dobbiamo trovare un carattere comune nei secoli alle donne della più grande isola del Mediterraneo, questo va forse cercato nella volontà di reinventare il proprio destino.

Irriverenti, appassionati e dissacranti ritornano con una nuova avventura i due investigatori involontari, Saverio Lamanna, giornalista senza lavoro, sarcastico e realista, e Peppe Piccionello, sua spalla, confidente e mentore. Tra ironia e sarcasmo un giallo carico di riflessioni sociali e umane.

I vecchi e i giovani. Su questo motivo di fondo Gaetano Savatteri costruisce l’indagine, ricca di energia comica, del «giornalista disoccupato, di successo, Saverio Lamannna» e del suo compare Peppe Piccionello. Muore Steve, un milionario americano deciso a investire in Sicilia. Non era soltanto un uomo d’affari, era un idealista che voleva contribuire a una scossa salutare contro l’immobilismo gattopardesco. Attorno a lui una squadra di giovani entusiasti, venuti da ogni parte. Tra di loro c’è Suleima, la splendida compagna di Saverio che, andato a consolarla, si trova a curiosare nelle attività dell’imprenditore appena deceduto. Steve è precipitato dal ciglio di una strada, ma non si sa come, e non è ben chiaro nemmeno come sia arrivato in quel posto. Per Lamanna troppe cose non tornano e inizia a sospettare che non si tratti di un incidente.

Si sa inoltre che due personaggi, come ombre scure in contrasto con la luminosità dei giovani collaboratori, incombevano sul percorso di vita e d’affari della vittima, il vecchio don Cesare e il potente imprenditore Nicodemo. Sembrano la vecchia mafia delle campagne e la nuova mafia del business. O è solo un’apparenza?

Lo scenario, in questo nuovo capitolo della serie, non è il mare azzurro e blu di Màkari. Ma siamo sulle Madonie dell’antica città di Castelbuono, che, seppure a pochi chilometri dal mare di Cefalù, si trova in montagna in mezzo alla neve.

L’intero romanzo è attraversato da alcune domande cruciali.

È possibile in Sicilia, laboratorio sociale d’Italia, una svolta che veda protagonisti i giovani? È possibile in questo scorcio di millennio per un giovane restare nel nostro paese, affermarsi professionalmente e contribuire al suo sviluppo?

Ma soprattutto è ancora possibile un dialogo tra generazioni?

Di fronte a questi interrogativi Saverio Lamanna appare del tutto spaesato, attraversa infatti l’età di mezzo, quella in cui si pagano i biglietti a prezzo pieno, senza riduzioni né per giovani né per vecchi.

Per i 50 anni della casa editrice alcuni autori Sellerio hanno tratto dallo scaffale un libro del catalogo per raccontarlo in una nuova avvincente trama. Ne sono nate otto avventure straordinarie.

Per i cinquant’anni dalla fondazione della casa editrice Sellerio, otto «giallisti», compagni in tempi diversi della nostra storia, hanno ricordato un libro scelto tra gli oltre tremila del catalogo, quello che ha colpito ciascuno di essi per un qualunque motivo personale (non necessariamente l’essergli piaciuto di più), e ne hanno fatto l’elemento determinante di una nuova trama. Hanno scritto un racconto con un libro: dove questo è di volta in volta o una specie di movente per una morte (così nel racconto di Marco Malvaldi La fine è nota del misterioso autore Holiday Hall); oppure è lo strumento per una metamorfosi nella vita di una persona (nel racconto di Santo Piazzese, il poema di Ignazio Buttitta La vera storia di Salvatore Giuliano); o è assunto come schematico modello di uno scambio di equivoci, scheletro narrativo di una rischiosa vicenda (è il caso, nel racconto di Francesco Recami, del volumetto della Louise de Vilmorin I gioielli di Madame de***); o il nutrimento morale che dà la forza del dubbio necessario a chi indaga (come è, per i due «investigatori Stanlio e Ollio» di Gaetano Savatteri, l’apologo scettico del Procuratore della Giudea di Anatole France); una pura ispirazione (è quello che conduce Giampaolo Simi a scegliere di Vázquez Montalbán Assassinio al Comitato Centrale come guida alla sua storia di terrorismo); l’atmosfera persistente di una nera Palermo sotterranea (che è quello che vuole in comune con il suo intrigo nero Gian Mauro Costa in una vicenda truce e romantica da Storie e cronache della città sotterranea dell’indimenticabile cronista poetico e teatrante Salvo Licata); una medicina per un caso orrendo di isolitudine (lo è La luce e il lutto di Gesualdo Bufalino per il biblioterapeuta Vince Corso di Fabio Stassi); infine, un libro che suscita angoscia che diventa l’idea per risolvere il caso (come accade a Carlo Monterossi, il dilettante di Alessandro Robecchi che si trova a indagare su delle cartoline minacciose, mentre legge di quelle dei due piccoli eroi antinazisti di Hans Fallada in Ognuno muore solo).

Gli autori di questi racconti, nel trarre dallo scaffale un libro Sellerio, per commemorare il cinquantesimo anno della casa editrice, non hanno voluto ideare un «racconto su un libro», ma hanno tentato di ricreare per mezzo di una finzione la loro comunque più vivida esperienza di lettura con Sellerio.

Il famoso archeologo Demetrio Alù viene trovato ucciso a Kolymbetra, il giardino incantato della Valle dei Templi di Agrigento. Un delitto inspiegabile, consumato tra mandorli, rovine e ulivi saraceni, sotto lo sguardo indifferente del Tempio dei Dioscuri. La morte di Alù scuote la comunità di studiosi riunita ad Agrigento per risolvere un interrogativo vecchio di secoli, il grande mistero della Valle: dove scavare per trovare l’antico teatro sepolto mai venuto alla luce. «Eppure doveva esserci e anche bello grande, visto che Akragas contava trecentomila abitanti, era una delle città più importanti della Magna Grecia».

Il giornalista Saverio Lamanna, disoccupato di successo, in trasferta dal suo buen retiro di Màkari per raccontare una scoperta archeologica, si trova così a dover dipanare la matassa intricata dell’omicidio. Di intuito rapido, col vizio cronico della freddura indisponente, Lamanna viaggia con l’amico Peppe Piccionello che a sua volta deve svolgere una piccola faccenda familiare, apparentemente semplice: rintracciare una giovane parente che da qualche tempo non dà notizie di sé. Scomparsi lei e suo marito? Quasi. Una strana sparizione a intermittenza, molto incomprensibile. Una storia che sa di mafia.

Ma la disincantata lucidità di Lamanna per la prima volta è offuscata da qualche affare di gelosia. Ad Agrigento è piombata la sua fidanzata Suleima, architetta a Milano, accompagnata dal titolare dello studio dove lavora. Non sarà facile per Saverio Lamanna continuare ad essere irriverente e appassionato, icastico e disincantato nel condurre le sue indagini svagate e serrate accanto a Piccionello: due investigatori involontari dotati solo delle armi dell’intelligenza e dell’ironia.

Questo secondo romanzo con il personaggio di Saverio Lamanna (cui bisogna aggiungere i racconti nelle varie raccolte pubblicate da questa casa editrice) è sempre più movimentato e dissacrante. L’autore usa una doppia chiave narrativa. Da un lato un umorismo senza sosta, fatto di battute e controsensi che fustigano tutti i luoghi comuni più pop; dall’altro, una specie di «Sicilia come metafora», specchio di un mondo di disuguaglianze e miserie. Una forma romanzesca di cronaca diretta dall’Isola, delle sue magagne, delle sue piaghe, del suo quotidiano affondamento nel surreale di cui nessuno ha voglia di accorgersi. Sicilia alla Alfred Jarry: un posto assurdo dentro un mondo feroce.

Quattro avventure investigative con Saverio Lamanna e Peppe Piccionello, i due detective dilettanti siciliani protagonisti di «Màkari». La serie tv, diretta da Michele Soavi, dopo il successo della prima stagione, torna a febbraio 2022 con nuovi episodi su Rai 1, con Claudio Gioè e Domenico Centamore nei panni della coppia Stanlio e Ollio del giallo italiano.

«Brillante, godibile, di una vitalità invidiabile, Savatteri è campione di autoironia».
Antonio D’Orrico, la Lettura – Corriere della Sera

Gli improbabili investigatori isolani immaginati da Gaetano Savatteri sempre dentro situazioni strane e incontri un po’ paradossali eppure non insoliti in Sicilia, scivolano nella trama gialla quasi involontariamente, ma sempre spinti dalla curiosità di entrare nei segreti più profondi della loro terra. Al di là dell’indagine il vero scopo del raccontare è quello di disegnare una giostra di caratteri umani nella loro irripetibile originalità. E a sostegno di questo osservare, indagare e rappresentare la vita, Savatteri gioca la carta dell’ironia, campione senza pari di un sarcasmo che usa come antidoto contro i luoghi comuni sulla Sicilia e la retorica dell’isola.

Saverio Lamanna, giornalista disoccupato e freddurista incallito, e Peppe Piccionello, siciliano di scoglio, quello di Màkari, infradito, mutande e maglietta con gli slogan made in Sicily. Accanto ai due, chiude un triangolo di segugi ficcanaso, Suleima, la cameriera di Marilù proveniente da Bassano del Grappa, fiamma di Saverio e ora tornata al Nord a lavorare come architetto.

Investigazione dopo investigazione, Saverio Peppe e Suleima, con passo farsesco, risalgono il filo di quattro casi precedentemente usciti nelle antologie a tema e che qui, riuniti sotto la stessa copertina, si leggono quasi come un unico romanzo in cui si ride senza sosta, ci si commuove talvolta, e sempre sotto il velo comico va in scena mascherata la miseria umana.

Un anno in giallo raccoglie 12 racconti, uno per ogni mese dell’anno; ogni autore ha scelto il «suo» mese, ambientando lì, in quel tempo dell’anno, una storia con il «suo» investigatore. Ad aprire la raccolta con il mese di gennaio è naturalmente Andrea Camilleri, il capostipite, colui che ha impresso al romanzo giallo un segno irripetibile, creando con il commissario Montalbano un personaggio che è ben saldo nella mente e nel cuore dei suoi infiniti lettori di ogni parte del mondo.

Poi, mese dopo mese, tutti gli altri investigatori: quelli istituzionali come il vicequestore Schiavone di Antonio Manzini, l’ispettrice Petra Delicado con il vice Fermín di Alicia Giménez-Bartlett. I detective per caso: i sicilianissimi Saverio Lamanna e Lorenzo La Marca così simili ai loro autori, Gaetano Savatteri e Santo Piazzese, il biblioterapeuta Vince Corso inventato da Fabio Stassi, l’autore televisivo Carlo Monterossi, personaggio di Alessandro Robecchi, e Kati Hirschel, la libraia di Istanbul, patria di Esmahan Aykol. Infine gli investigatori corali: il condominio della casa di ringhiera capeggiato da Amedeo Consonni di Francesco Recami e i goliardici vecchietti del BarLume di Marco Malvaldi.

Due personaggi fanno qui la loro comparsa per la prima volta: l’avvocato Cornelia Zac, frutto della fantasia e della professione legale di Simonetta Agnello Hornby, e la poliziotta Angela Mazzola, in servizio alla sezione antirapina della Mobile di Palermo, creatura di Gian Mauro Costa. Le due nuove detective di cui facciamo conoscenza in questa antologia, saranno presto protagoniste di romanzi.

Un eccezionale evento editoriale: dopo un mese in compagnia di Montalbano, un anno intero con i detective di casa Sellerio per la prima volta insieme con 12 racconti inediti.

«La nuova scuola del giallo italiano è targata Sellerio. Non è nata sotto un cavolo. Ha alle spalle la tradizione di Sciascia e Camilleri, e il gusto infallibile di Elvira Sellerio che sapeva che per dare disciplina a scrittori massimamente indisciplinati come gli scrittori italiani non c’era struttura migliore di quella, solidissima ma elasticissima, del noir».

Antonio D’Orrico, LA LETTURA – CORRIERE DELLA SERA

«Lode agli editori che non si limitano a guardare in posta ricevuta ma i libri li fanno nascere – ai cavalli di razza della scuderia di giallisti da Camilleri a Giménez-Bartlett, passando per Malvaldi, Recami, Costa, Manzini…».

Luciano Genta, TTL – LA STAMPA

L’immagine della Sicilia è legata a tanti capolavori della letteratura e del cinema di ieri. Grandi autori siciliani hanno lasciato pagine indispensabili e fatto dell’isola metafora, emblema, paradigma. Ma leggere la Sicilia attraverso i loro occhi è come andare in giro con una guida turistica dell’Ottocento. Così come – dopo la reazione popolare seguita alle stragi del 1992 e dopo i successi dello Stato sul fronte della lotta contro la criminalità – l’identificazione tra Sicilia e mafia non funziona più. Scegliendo come data di partenza proprio il 1992, il libro offre una fotografia nuova e aggiornata dell’isola, in cui la continuità delle tradizioni convive con modernità estreme. Si parte dal cibo e dal vino: è il 1994 quando il commissario Montalbano apre per la prima volta la porta della trattoria San Calogero di Vigàta, contribuendo al successo della tradizione gastronomica isolana. Ed è nel 1992 che un grande enologo percorre la Sicilia alla ricerca di vitigni autoctoni, ‘inventando’ il Nero d’Avola. Ma c’è anche un’isola del sesso e dell’erotismo (pochi sanno che lì è nata la prima sezione italiana dell’Arcigay). La Sicilia di oggi è ancora quella delle rovine greche, ma anche dei parchi di arte contemporanea più estesi d’Europa, come Fiumara d’Arte, Gibellina o Farm Cultural Park. All’immagine di Corleone si affianca una Sicilia urbana e metropolitana. C’è la Sicilia dell’approdo e dell’accoglienza. La Sicilia che detesta la Sicilia. Il viaggio di Savatteri sfata alcuni luoghi comuni e rompe numerosi pregiudizi. In Sicilia tutto cambia perché tutto rimanga com’è? Con buona pace del Gattopardo, non è così: sull’isola, quasi tutto è cambiato.

Saverio Lamanna è un giornalista disilluso, passato alla comunicazione politica. Si trova a suo agio nella Roma dei flirt occasionali e dei locali alla moda, nell’abito elegante del quarantenne disimpegnato. Ma un inciampo professionale fa crollare il suo castello di carte. Licenziato dal sottosegretario di cui era il portavoce, è costretto a tornare nella sua Sicilia e a rifugiarsi nella villetta di famiglia sul mare di Màkari. In questo approdo provvisorio, Lamanna ritrova Peppe Piccionello, esemplare locale in mutande e infradito, carico di una saggezza pratica e antica. E nel paradiso sul mare trapanese conosce Suleima, una ragazza che potrebbe farlo perfino felice. Nato e cresciuto in quattro racconti inclusi in altrettante raccolte di questa casa editrice, Lamanna ha la battuta pronta, idiosincrasia ai luoghi comuni e soprattutto ai pregiudizi, perfino quelli positivi, che ruotano attorno ai siciliani. Per campare si inventa piccoli mestieri, decide addirittura di farsi scrittore di gialli. La minuta celebrità locale gli procura qualche lavoretto atipico. Una ricca signora lo assolda per tenere d’occhio la sorella minore, dietro il paravento di ufficio stampa di una produzione cinematografica. Così Saverio Lamanna, con l’improbabile spalla Piccionello, fa irruzione alla Mostra del Cinema di Venezia: entrambi si muovono con disinvoltura tra star americane, registi famosi e tappeti rossi.

Con una leggera amarezza che diventa presto denuncia sociale e voglia di smascherare gli intrighi che soffocano lo sport più amato d’Italia, i detective Sellerio si mettono alla prova, ciascuno con il carattere, con il metodo e le loro vite alle spalle, come li conoscono i lettori che li hanno seguiti nei romanzi maggiori.

Nel calcio sono le divisioni minori che conservano le più interessanti storie umane. Così i lampi criminali e rapidi intrecci polizieschi qui pubblicati, con protagonisti alcuni dei più convincenti investigatori del nuovo giallo italiano (è questa la decima antologia che Sellerio dedica a crimini a tema), si svolgono tutti in quel mondo. Per scoprire che forse lì di sportivo non è rimasto più niente, tranne il ricordo di quando si giocava al campetto da bambini.
Con questa, leggera, amarezza che diventa presto denuncia sociale e voglia di smascherare gli intrighi che soffocano lo sport più amato, i diversi detective si mettono alla prova, ciascuno con il carattere, con il metodo e le loro vite alle spalle, come li conoscono i lettori che li hanno seguiti nei romanzi maggiori.
L’ispettrice Petra Delicado della polizia di Barcellona, protagonista della serie famosa inventata dalla spagnola Alicia Giménez-Bartlett; l’elettricista Enzo Baiamonte che il palermitano Gian Mauro Costa porta a investigare nei tinelli e nelle botteghe del suo quartiere popolare; il pensionato Consonni e gli altri della Casa di Ringhiera che stavolta l’autore Francesco Recami mette alle prese con una specie di thriller violento; il giornalista disoccupato Saverio Lamanna che spesso e volentieri il suo creatore Gaetano Savatteri strappa, per seguire i suoi misteri, dal ritiro obbligato sul mare siciliano di Màkari; i Vecchietti del BarLume, del giallista-umorista Marco Malvaldi, che infilano il loro pettegolo naso investigativo nel calcio femminile; il fosco, torbido, affascinante, tenerissimo Rocco Schiavone, vicequestore romanaccio che l’autore Antonio Manzini ha castigato in quel di Aosta a capo di una squadra pericolante; la libraia Kati Hirschel, della scrittrice turca Esmahan Aykol, tedesca radicata a Istanbul in giri avventurosi in mezzo alla folla della metropoli suggestiva d’elezione.
Sono loro che dietro la svagatezza della partita devono svelare il disegno cinico da smascherare, lo spregiudicato affarismo, l’assurdo del delitto, o una spregevole ossessione collettiva.

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