Elisa Casseri è una scrittrice, drammaturga e autrice. Ha pubblicato i libri Teoria idraulica delle famiglie (Elliot, 2014), La botanica delle bugie (Fandango, 2019) e l’inchiesta Grand Tour sentimentale (Solferino, 2022). Nel 2015, ha vinto la 53a edizione del Premio Riccione per il Teatro con L’orizzonte degli eventi – testo successivamente selezionato dall’Italian Playwrights Project, pubblicato in un’antologia negli Stati Uniti e in Spagna. Nel 2018, ha scritto con Filippo Renda lo spettacolo teatrale Circeo. Il massacro, prodotto dal Teatro delle donne di Calenzano. Nel 2021, la sua trilogia antologica Trittico delle stanze (composta da La teoria dei giochi, L’orizzonte degli eventi e Il polo dell’inaccessibilità) è diventata una serie di radiodrammi per Scienza e fantascienza dal Valle, una produzione del Teatro di Roma, con la regia di Manuela Cherubini. Autrice dei blog Melotecnica e Memorie di una bevitrice di Estathè, collabora con la rivista Nuovi Argomenti.
Per InQuiete – Festival di Scrittrici ha scritto e recitato i monologhi Questo corpo sconosciuto (edizione 2021) e Tutti questi altri che non sono io (edizione 2022).
Nel 2022 il suo racconto La dote è stato pubblicato nell’antologia Data di nascita, curata da Teresa Ciabatti e pubblicata da Solferino. Sempre nel 2022, un suo intervento è stato pubblicato nella raccolta I figli che non voglio (Mondadori), a cura di Simonetta Sciandivasci.
Nel 2024 è co-autrice e sceneggiatrice della serie TV Antonia (Prime Video), per la quale ha vinto il Nastro D’Argento Speciale – Premio SIAE per la sceneggiatura. Nello stesso anno, firma la sceneggiatura del film di Elisa Fuksas Marko Polo – che verrà presentato alla XIX Edizione della Festa del Cinema di Roma – e del film di Ferzan Ozpetek Diamanti – in uscita a dicembre nelle sale.
«Si nasce tutti i giorni, ogni volta che troviamo un altro pezzo di noi, ogni volta che ci scopriamo diversi.» Veniamo al mondo ciechi. Nel senso di inconsapevoli: esposti a un bombardamento di esperienze, ignari di chi siamo, incerti sui confini sfumati tra l’io e il mondo. Passare dalla percezione alla conoscenza è un’impresa che ci impegna tutta la vita. Ed è così che nasciamo molte volte: magari con la scoperta del sesso, o con il primo grande dolore, la prima ingiustizia. La nascita può essere anche una morte, e viceversa. Qual è questo momento, come si manifesta, a che prezzo? Undici autrici e autori di primo piano della nuova scena letteraria italiana si cimentano con l’impresa di narrare questa svolta. Racconti come gemme che ci restituiscono il senso dell’unicità delle esperienze di vita nella molteplicità dei destini, e illuminano una verità: forse questo istante di epifania non è mai stato così significativo e intenso come oggi, per generazioni che lo vivono sempre più presto e che sanno riconoscerlo con singolare maturità. Scrive Teresa Ciabatti: «Non si finisce mai di nascere, dicono gli undici scrittori, diversissimi tra loro, accomunati tuttavia dalla generazione. Far parte della generazione cresciuta da sola, i ragazzi madre come li definisce Achille Lauro. Cresciuti senza adulti in quanto i genitori lavoravano, e i nonni non c’erano (lontani, morti). Eccoli bambini liberi con il mondo a portata di mano – fosse anche una televisione o un computer attraverso cui immaginare.
Una carrellata di interventi non ortodossi, pieni di intelligenza e senso critico, un vademecum fondamentale per chiunque sia interessato all’argomento. Un dibattito che ci fornisce ottimi strumenti per “smettere di pensare che l’inverno demografico sia una questione morale o economica: è, invece, una questione di prospettiva, che impone nuove lenti; è una questione di geografia politica e riorganizzazione del mondo secondo nuovi criteri”.
Inverno demografico: e davanti a noi si stendono pianure infeconde e ghiacciate da far impallidire Il Trono di Spade, nella mente risuonano echi di tragedie shakespeariane. In Italia non si fanno più figli, dove andrà a finire la nostra civiltà, ma soprattutto: chi pagherà le nostre pensioni? Ma che senso ha insistere a credere che l’unico modo per tenere in piedi il sistema sia procreare, anche laddove le donne – per la precisione una minoranza di donne quantificata dall’Istat nel 5 per cento – pur essendo nelle condizioni di fare figli, non li vuole? Rispetto al tema della maternità spesso vincono gli schematismi e le donne si trovano rappresentate o come vittime di un Paese in cui fare figli è un privilegio – la precarietà del lavoro, gli stipendi bassi, gli asili inaccessibili, lo stato sociale che non provvede come dovrebbe -, o come un manipolo di ciniche, superficiali, carrieriste e future pentite destinate a una vecchiaia solitaria e amareggiata dal rimpianto di non essersi riprodotte. Tra questi due poli ci sono le persone vere, a cui danno voce gli interventi raccolti in questo libro. Tante donne, ma anche alcuni uomini, che hanno raccolto la sfida lanciata da Simonetta Sciandivasci con lucidità e ironia sulle pagine dello “Specchio”, inserto culturale della “Stampa”, una sfida a interrogarsi sui motivi per cui si diventa genitori oppure no, a ragionare sulle diverse possibili fisionomie di una famiglia. C’è chi si dichiara fautrice dell’agnosticismo procreativo, perché diventare genitore è qualcosa di così intimo e personale da rendere impossibili posizioni di principio, chi insiste sulla necessità di rendere più semplice l’adozione per i genitori single, chi accusa il peso dei condizionamenti del passato e chi prova a sostenere le ragioni dell’incoscienza. Chi valuta il congelamento degli ovuli prima di intraprendere un percorso di transizione da donna a uomo, chi sostiene che i padri siano ben felici di non avere la parità genitoriale e chi patisce l’onnipotenza delle madri in caso di separazione. Ci sono donne che chiedono più rispetto per la scelta di non essere madri, uomini che provano a smontare i narcisismi, le fragilità, le contraddizioni dell’essere padre. E poi ci sono doti che attendono pazienti nei bauli, nonne e madri che attendono nipoti da figlie che con noncuranza varcano la soglia dei trentacinque anni… Una carrellata di interventi non ortodossi, pieni di intelligenza e senso critico, un vademecum fondamentale per chiunque sia interessato all’argomento. Un dibattito che ci fornisce ottimi strumenti per “smettere di pensare che l’inverno demografico sia una questione morale o economica: è, invece, una questione di prospettiva, che impone nuove lenti; è una questione di geografia politica e riorganizzazione del mondo secondo nuovi criteri”.