Il famoso archeologo Demetrio Alù viene trovato ucciso a Kolymbetra, il giardino incantato della Valle dei Templi di Agrigento. Un delitto inspiegabile, consumato tra mandorli, rovine e ulivi saraceni, sotto lo sguardo indifferente del Tempio dei Dioscuri. La morte di Alù scuote la comunità di studiosi riunita ad Agrigento per risolvere un interrogativo vecchio di secoli, il grande mistero della Valle: dove scavare per trovare l’antico teatro sepolto mai venuto alla luce. «Eppure doveva esserci e anche bello grande, visto che Akragas contava trecentomila abitanti, era una delle città più importanti della Magna Grecia».
Il giornalista Saverio Lamanna, disoccupato di successo, in trasferta dal suo buen retiro di Màkari per raccontare una scoperta archeologica, si trova così a dover dipanare la matassa intricata dell’omicidio. Di intuito rapido, col vizio cronico della freddura indisponente, Lamanna viaggia con l’amico Peppe Piccionello che a sua volta deve svolgere una piccola faccenda familiare, apparentemente semplice: rintracciare una giovane parente che da qualche tempo non dà notizie di sé. Scomparsi lei e suo marito? Quasi. Una strana sparizione a intermittenza, molto incomprensibile. Una storia che sa di mafia.
Ma la disincantata lucidità di Lamanna per la prima volta è offuscata da qualche affare di gelosia. Ad Agrigento è piombata la sua fidanzata Suleima, architetta a Milano, accompagnata dal titolare dello studio dove lavora. Non sarà facile per Saverio Lamanna continuare ad essere irriverente e appassionato, icastico e disincantato nel condurre le sue indagini svagate e serrate accanto a Piccionello: due investigatori involontari dotati solo delle armi dell’intelligenza e dell’ironia.
Questo secondo romanzo con il personaggio di Saverio Lamanna (cui bisogna aggiungere i racconti nelle varie raccolte pubblicate da questa casa editrice) è sempre più movimentato e dissacrante. L’autore usa una doppia chiave narrativa. Da un lato un umorismo senza sosta, fatto di battute e controsensi che fustigano tutti i luoghi comuni più pop; dall’altro, una specie di «Sicilia come metafora», specchio di un mondo di disuguaglianze e miserie. Una forma romanzesca di cronaca diretta dall’Isola, delle sue magagne, delle sue piaghe, del suo quotidiano affondamento nel surreale di cui nessuno ha voglia di accorgersi. Sicilia alla Alfred Jarry: un posto assurdo dentro un mondo feroce.
Gaetano Savatteri è nato a Milano nel 1964 e vive a Roma.
È giornalista e scrittore.
Inizia la sua carriera giornalistica nel Giornale di Sicilia, per poi trasferirsi a Roma dove collabora con Tg3 e Tg5.
Tra i suoi libri La congiura dei loquaci (Sellerio, 2000), La ferita di Vishinskij (Sellerio, 2003), I Siciliani (Laterza, 2005), Gli uomini che non si voltano (Sellerio, 2006), La volata di Calò (Sellerio, 2008), Uno per tutti (Sellerio, 2008), I Ragazzi di Regalpetra (Rizzoli, 2009), Strani Nostrani. Storie di Siciliani fuori dal comune (Novantacento, 2010), La fabbrica delle stelle (Sellerio, 2016), Non c’è più la Sicilia di una volta (Laterza, 2017), La congiura dei loquaci (Sellerio, 2017), Il delitto di Kolymbetra (Sellerio, 2018), Il lusso della giovinezza (Sellerio, 2020), Quattro indagini a Màkari (Sellerio, 2021) e I colpevoli sono matti (Sellerio, 2022). Nel 2022 ha curato, sempre per Sellerio, il volume L’isola nuova. Trent’anni di scritture di Sicilia.
Ha pubblicato diversi racconti in antologie edite da Sellerio e diversi saggi e inchieste su Cosa Nostra.
Nel novembre 2015 l’omonimo romanzo Uno per tutti è diventato un film per la regia di Mimmo Calopresti.
Nel 2021 va in onda in prima serata su Rai 1 la serie televisiva Màkari con protagonista Claudio Gioè, tratta dai romanzi e racconti aventi per protagonista il giornalista e investigatore Saverio Lamanna. La seria ha riscontrato grande successo di critica e di pubblico ed è arrivata alla terza stagione nel 2024.