Anton Cechov diceva che se in un romanzo compare una pistola, bisogna che spari. È un principio fondamentale della narrazione: romanzesca, cinematografica, teatrale. Ma non è affatto un artificio di scena: è semplicemente la realtà. Perché, dati alla mano, nella vita accade esattamente la stessa cosa: se c’è una pistola è assai probabile che sparerà; e molte pistole molto spareranno. Il più delle volte nella direzione meno desiderata. Il mantra della «difesa facile», dei «cittadini con la pistola», non è che illusione e imbroglio, un percorso illogico e irrazionale, che – nella realtà dei fatti e dei numeri, qui esposti in tutta la loro disarmante evidenza – ci rende più nudi, più insicuri, più vittime. Succede in ogni luogo e in ogni ambito in cui la ricetta è stata cucinata.
Abbiamo impegnato secoli di civiltà per guadagnare un valore fondante: lo Stato ha il diritto e il dovere di assicurare la difesa dei cittadini e di provvedere alla loro sicurezza. Non si può che esigerlo. Rinunciarci, per propugnare il «fai da te», è tanto una regressione quanto una follia. Lo slogan dispensato con rassegnata leggerezza: «Visto che lo Stato non ci difende» non è che illogica e controproducente calata di braghe. Non possiamo che tornare a sottoscrivere ciò che ancora oggi è scolpito sul cornicione della questura di Lecce: «Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nessuno contro lo Stato». Rifuggendo da illusorie scorciatoie.
Chi è di destra, poi, tenga a mente che la difesa «fai da te» non è di destra affatto. E tutti quanti, che una forma compiuta di privatizzazione delle armi gli italiani la conosco già fin troppo bene: si chiama mafia.
Pietrangelo Buttafuoco è nato a Catania nel 1963 e vive a Roma. È giornalista e scrittore.
Ha pubblicato Le uova del drago (Mondadori, 2005, finalista al Premio Campiello 2006, riedito da La Nave di Teseo, 2024), L’ultima del diavolo (Mondadori, 2008), Il Lupo e la Luna (Bompiani, 2011), Il dolore pazzo dell’amore (Bompiani, 2013), I cinque funerali della signora Goring (Mondadori, 2014), La notte tu mi fai impazzire (Skira, 2016), I baci sono definitivi (La Nave di Teseo, 2017), Sotto il suo passo nascono i fiori (con Francesca Bocca-Aldaqre, La nave di Teseo, 2019), Salvini e/o Mussolini (PaperFIRST, 2020).
Tra i saggi, ha pubblicato Fogli consanguinei (Edizioni Ar, 2003), Cabaret Voltaire (Bompiani, 2008), Buttanissima Sicilia (Bompiani, 2014), Il Feroce Saracino (Bompiani, 2015), Strabuttanissima Sicilia (La Nave di Teseo, 2017); insieme a Carmelo Abbate Armatevi e Morite (Sperling & Kupfer, 2017).
In occasione dei settant’anni di vita della casa editrice Longanesi, ha curato, nel 2016, Il mio Leo Longanesi, un’antologia di aforismi, epigrammi e racconti.
Nel 2018 ha scritto la prefazione de La repubblica dei vinti. Storie di italiani a Salò di Sergio Tau (Marsilio, 2018).
È autore di spettacoli teatrali tra cui: Strabuttanissima Sicilia con Salvo Piparo e Il Dolore Pazzo dell’Amore con Mario Incudine.
Scrive per Il Quotidiano del Sud.
Il suo ultimo romanzo si intitola Sono cose che passano ed è stato pubblicato nel 2021 (La nave di Teseo).
Nel 2023 ha pubblicato con Longanesi Beato lui. Panegirico dell’arcitaliano Silvio Berlusconi.
Il 26 ottobre 2023 viene designato presidente della Fondazione La Biennale di Venezia.