C’era una volta in Italia. Gli anni sessanta

Tutti sono concordi: non c’era mai stato niente come quel decennio, e quelli successivi non avrebbero potuto essere senza di loro.
Gli anni sessanta, primo volume di una storia italiana che arriverà fino ai giorni nostri, vivono ancora adesso nella nostalgia e nel mito: nelle canzoni trasmesse alla radio, negli armadi o nelle cantine dove non ci si riesce a liberare di un eskimo o di una vecchia minigonna di pelle scamosciata, o nei cassetti dove ricompaiono gettoni del telefono, monete da dieci lire, biglietti di concerti, il congedo illimitato provvisorio, copertine di 45 e di 78 giri…
La stragrande maggioranza degli italiani di oggi è nata dopo la guerra, tutti dunque, direttamente o dai racconti di chi c’era, sappiamo qualcosa di quel “decennio favoloso” che ci ha visto camminare insieme a Fellini, Visconti, Togliatti e Moro, Mina, Monica Vitti, Claudia Cardinale, Rita Pavone, Catherine Spaak; correre insieme ad Abebe Bikila e Gigi Riva, leggere insieme a Italo Calvino, Leonardo Sciascia, Natalia Ginzburg e Gabriel García Márquez.
Mentre crescevamo, sono morti il campionissimo Fausto Coppi, il papa buono Roncalli, il presidente americano John Kennedy e suo fratello Bob; persone che avrebbero cambiato l’Italia come l’utopista Adriano Olivetti e l’industriale visionario Enrico Mattei. Sono morti anche il comandante Guevara, monaci buddhisti in Vietnam, il pastore Martin Luther King e Jan Palach, il prete con gli scarponi don Milani; altri crescevano senza essere visti, i Buscetta, i Sindona, “la linea della palma”. Ci facevano paura con la bomba e le guerre, ma ragazzi e ragazze incominciarono a dire “basta”, il cinema e la musica erano avanti (e di molto) sul mondo antico che ci governava, fatto di vecchi generali, vecchi politici, vecchi magistrati, vecchi professori, vecchi fascisti che trovarono, alla fine di quella favola, il modo di vendicarsi.
E fecero scoppiare la bomba di Milano, con cui gli anni sessanta finirono. E non ci fu più l’innocenza.
And to say that, before, at least for a moment, all the future had seemed possible.


Enrico Deaglio was born in Turin, Italy in 1947.
He has lived in San Francisco since 2012. He has worked in print media and television.
He has dealt with the Mafia for 40 years; in 2021 he was a consultant to the Anti-Mafia Commission of the Region of Sicily on the Borsellino murder cover-up, headed by Claudio Fava. Among his investigative books on our recent history, the longest-running is La banalità del bene - Storia di Giorgio Perlasca (Feltrinelli, 1991). He has told mafia stories with Il figlio della professoressa Colomba (Sellerio, 1992), Raccolto rosso (Feltrinelli, 1993), Il vile agguato (Feltrinelli, 2012), Indagine sul Ventennio (Feltrinelli, 2014) and the trilogy of Patria. La bomba. Cinquant'anni di Piazza Fontana (Feltrinelli). In 2020 won the Bagutta prize.

His latest work is C’era una volta in ItaliaGli anni sessanta (Feltrinelli, 2023).

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